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Scrive MAURO MEZZINA
"Se per arte concettuale si
intende l'arte del concetto , per Rosario Mercuri il concetto principe ,
spiritus movens della sua produzione è che la conoscenza sia un fatto
collettivo , sociale , quasi corale.
Come testimonia l'opera 'Matite su fondo bianco', la creazione, per
lui, è una sinfonia (gr.syn: insieme e phonia per phoné: suono), un insieme
di eventi sonori, a cui ognuno è chiamato a partecipare secondo una propria
lunghezza d'onda, secondo il proprio carisma, all'interno di un unigo logos.
Viceversa una conoscenza solipsistica, rischia, come una candela accostata
al bitume combustibile, materia al nero, prima fase dell'opus alchemico e
melanconica in quanto tale, di far saltare, brillare i sentieri della
coscienza con un icastico pericolo di estinzione della vera creatività.
Inoltre affiora il tema
ricorrente dell'ambiguità tra l'essere (albedo) e il non essere (nigredo)
che si affrontano alternandosi in una sorta di scontro ontologico perenne.
L'autore rivela come dato inautentico della realtà una cravatta parzialmente
coperta, occultata dal gesso, che denuncia l'inerzia, la sclerosi e la
vacuità del galateo e delle apparenze sociali di un mondo sofisticato di 'marca',
ormai inflazionato e stereotipico, fisso come dato matematico: due più due
fa quattro. Contro il culto del denaro, contro l'apoteosi della bellezza,
contro la volgarità e la stupidità della erotizzazione continua dell'oggetto
di gadget, del nudo firmato, contro la follia, peraltro interplanetaria,
della tecnologia, Rosario Mercuri porge, offre una rosa come rimedio e
panacea di tutti i mali e anziché tessere un vago elogio della pazzia, egli
pone le basi costruisce le premesse per un elogio della poesia (ut pictura
poesis).
In una delle sue opere, "Via Rosario Mercuri, pittore scultore", egli ipostatizza il suo nome in una targa toponomastica sinteticissima, vero premio e stpoica testimonianza del suo annoso percorso umano ed artistico, incentrato sul tema della perpetuità della vita e sulla derisione-esorcizzazione autocommiserativa della morte, dal cui pensiero egli trova consolazione esclusivamente nei baci delicatissimi e sensualissimi, rifornimenti narcisistici di una fantomatica quanto conturbante sex-simbol di warholiana memoria.
L'opera di Rosario Mercuri
unifica in sé tre correnti dell'arte contemporanea: arte materica, arte
concettuale, dadaismo.
Il dadaismo è l'individuabile nella decontestualizzazione dell'oggetto
banale e convenzionale della vita quotidiana; l'arte materica si evince
dall'uso massimo e generoso di bitume, stucco plastico, cera, ecc...; il
concettualismo dal fatto che il quadro, l'opera d'arte è idea pura, non
l'impronta o l'eco (apèchèma) della realtà ma la realtà in sé.
L'assunto teorico è che l'arte concettuale è libera dalla sottomissione al
'bel materiale' (vedi tecniche tradizionali), dalla piacevolezza della
manipolazione artigianale o industriale così rivolta come è alla
progettazione e all'ideazione di un quid, in cui l'opera stessa si situa,
per suscitare ed evidenziare una situazione o un'immagine mentale, psichica.
L'opera e la sua ideazione
sottende un investimento libidico della materia compositiva e tende
simultaneamente alla valorizzazione della sua povertà, semplicità e
spiritualità.
Di dadaista, nell'arte di Rosario Mercuri, riveliamo la volontà di un
rapporto diretto tra arte e vita, la critica alle convenzioni, alla
tradizione estetica ed etica, il sentimento dell'arte come gioco, come
casualità. Per l'autore il gioco è metodo e stile di vita, è uno strumento
flebilissimo di neutralizzazione delle proprie ed altrui difese per creare
nell'interlocutore un insight emotivo, un vero e proprio feeling."
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